Oltre al ritaglio dell’articolo originale della NZZ (vedi pdf), il fascicolo custodito presso la Fondazione Mondadori contiene anche un dattiloscritto con la traduzione italiana, dalla quale riportiamo alcuni passi significativi:
Ci ritrovammo poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, avendo progettato in comune di riunire documenti relativi alla storia delle relazioni culturali tra Svizzera e Italia nel 18° e 19° secolo; negli anni successivi, pieni di foschi avvenimenti per l’Europa, si stabilì fra noi una comunità di lavoro, al di là delle frontiere, che io annovero fra le più belle esperienze della mia vita, malgrado varie difficoltà. Nell’autunno del 1940 il manoscritto del libro era finito, e noi ci incontrammo a Pallanza per stendere insieme la prefazione. […]
Durante gli anni di guerra Lavinia Mazzucchetti lavorò anche alla traduzione di ‘Leute von Seldwyla’ e delle ‘Züricher Novellen’, pubblicate solo alla fine della guerra presso la Casa Editrice Hoepli. La curatrice introduceva nella giovane repubblica italiana la saggezza borghese di Meister Gottfried come ‘quelle merci di cui un paese ha sempre estremo bisogno nel pericoloso abbattimento di una tragica convalescenza: senso del dovere civile e cosciente bisogno di libertà’ (in italiano nel testo. […]
Lavinia Mazzucchetti è nel suo intimo una autentica federalista italiana. È soprattutto lombarda, ed indimenticabile è una frase detta alla frontiera, separandosi da me, e cioè che per un repubblicano lombardo in fondo la soluzione ideale sarebbe di vivere nel Canton Ticino, poiché là l’autentica Lombardia si fonde intimamente con l’autentica democrazia… […]. Sembra che il destino della nostra amica resti quello di appartenere a coloro che spiritualmente superano con facilità le frontiere”.
Adelheid Lohner